Intelligenza artificiale e diritto: novità e curiosità

Le applicazioni e la pervasività dell’intelligenza artificiale crescono costantemente nella società contemporanea. Non si tratta però solo di opportunità e potenzialità, poiché la tecnologia porta inevitabilmente con sé anche dubbi e pericoli da comprendere e contrastare. Problematiche di natura etica e legale, come ad esempio la tutela dei dati personali e la responsabilità nei processi decisionali, sono i principali driver di questa necessità di elaborare e promuovere in tempi brevi quadri normativi completi e condivisi a livello internazionale. Deep Learning Italia ha dedicato ben due corsi a queste tematiche: “Intelligenza Artificiale, Big Data e Diritto” e “Intelligenza Artificiale: Protezione Autorale e Brevettuale“.

 

Legislazione IA: a che punto sono UE e Italia?

Come spesso accade, l’Unione Europea ha fatto da apripista anche in questo caso. Lo ha fatto approvando l’Artificial intelligence (AI) act a maggio 2024. Si tratta di una legge unica nel suo genere, volta ad armonizzare le norme sull’IA con un approccio “basato sul rischio”. Questo significa che maggiore è il rischio di causare danni alla società, più severe saranno le regole nei confronti della tecnologia. In sostanza, le nuove norme mirano ad affrontare e prevenire i rischi più o meno accettabili derivanti dalle applicazioni di IA, stabilendo dei requisiti e degli obblighi di sicurezza chiari e specifici non solo per i sistemi, ma anche per gli operatori del settore. Di conseguenza, ogni nuovo strumento di intelligenza artificiale potrà essere immesso sul mercato solo dopo aver superato un’attenta valutazione di conformità. Ultimo, ma non meno ambizioso, è l’obiettivo di creare una struttura di governance a livello europeo e nazionale. In conclusione, l’UE promuove e supporta l’innovazione, ma in modo sicuro e nel totale rispetto dei diritti fondamentali dei suoi cittadini. Solo i sistemi utilizzati per scopi militari, di difesa o di ricerca sono parzialmente esentati dal rispetto di questi criteri così stringenti.

Per quanto riguarda invece l’Italia, in seguito all’approvazione dell’AI act, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato il suo “Focus”, ovvero un’attenta analisi del quadro normativo in materia di Intelligenza artificiale, sia a livello italiano che europeo. Sotto la lente d’ingrandimento è finito il Disegno di legge S. 11461, presentato dal Governo per l’approvazione parlamentare. Come si legge nel documento, il ddl vuole promuovere “un utilizzo corretto, trasparente e responsabile, in una dimensione antropocentrica, dell’intelligenza artificiale, volto a coglierne le opportunità” e a migliorare le condizioni di vita dei cittadini e la coesione sociale. Nel dettaglio, le norme riguardano i cinque ambiti della strategia nazionale, andando a stabilire:

  • autorità nazionali;
  • azioni di promozione;
  • tutela del diritto di autore;
  • sanzioni penali;
  • delega al Governo per l’adeguamento della normativa nazionale al Regolamento europeo e per la definizione della disciplina in caso di uso dell’Intelligenza artificiale per finalità illecite.

La proposta di legge non è ancora entrata in vigore, ma il Dipartimento di competenza si è impegnato ad aggiornare costantemente il suo “Focus” in base a quella che sarà l’evoluzione dell’iter di approvazione. Inoltre, a supportare ulteriormente la definizione di una normativa nazionale e di ulteriori politiche sull’IA, è arrivata a luglio 2024 la “Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026”.

IA e diritto: alcuni episodi curiosi

L’intelligenza artificiale ha già avuto modo di scontrarsi con il diritto in diverse occasioni e in diverse parti del mondo. Un caso che ha sicuramente fatto scalpore è quello andato in scena nel 2023 negli Stati Uniti. L’ufficio americano per il copyright ha infatti stabilito che un’opera d’arte generata dall’IA non può essere protetta dal diritto d’autore. Si trattava più precisamente di un’immagine, “Théâtre D’opéra Spatial” di Matthew Allen, creata con Midjourney e vincitrice di un concorso d’arte andato in scena durante la fiera statale del Colorado. La motivazione dietro questa decisione è stata chiara: le tutele garantite dal copyright non possono essere estese all’intelligenza artificiale, poiché riguardano esclusivamente i prodotti di un autore umano.

A volte, però, tecnologia e legge possono anche andare d’accordo. Lo dimostrano due vicende forse meno popolari di quella sopra menzionata, ma altrettanto significative. Nel 2023, ChatGPT è stato utilizzato  dalla Corte superiore di Giustizia di Lima Sud (Perù) per stabilire il valore di un assegno di mantenimento familiare analizzando i redditi dei genitori. Si tratta di una delle prime sentenze emesse con il supporto dell’intelligenza artificiale. Ancora prima, invece, in Cina ha fatto il suo debutto un “procuratore robot”. Si tratta di un algoritmo in grado di elaborare accuse per otto tipologie di reati, considerati i più comuni e semplici da gestire, valutando le “prove a carico” e la pericolosità sociale dei diversi soggetti.

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